Big Magic*

Photo by Matteo Vistocco on Unsplash

*Il titolo è un tributo a Big Magic – Creative living beyond fear di Elizabeth Gilbert.

Quando ho iniziato questo blog, nel 2013, ero ad un giorno di distanza dal prendere l’aereo di sola andata per Londra. In questi sette anni – per motivi che non sto qui a spiegare – ho cambiato sei lavori, cinque case, due fidanzati (giusto per citare quelli ufficiali), centinaia di conoscenze e pochi amici, ma buoni. Ho fatto anche molto altro, tra viaggi, esperienze, cambi di professione e competenze acquisite (più o meno).

Tra il 2015 e il 2016, Banalmente a Londra ha vissuto la sua epoca d’oro: 10.000 visite al mese, centinaia di commenti, dozzine di email ricevute ogni settimana. Queste cifre faranno sorridere di tenerezza coloro abituati alle migliaia, se non milioni di visualizzazioni e di followers per ben più blasonati youtubers e influencers. Non ha importanza: scrivere per un pubblico abbastanza vasto è stata un’esperienza singolare e dagli esiti inaspettati, soprattutto perché ho sempre scritto sul blog più per tenermi in esercizio che per circondarmi di ammiratori/ammiratrici.

Qualche anno fa, mi sono fermata. Il lavoro si era fatto più intenso, altri hobby hanno preso il sopravvento, una nuova relazione, viaggi e le solite cose che animano l’esistenza di molti. Il blog è rimasto indietro, nella lista di priorità, a prendere polvere sullo scaffale.

Eppure era sempre lì, in un angolino della mia testa. Picchiettava timido, di tanto in tanto, come a dirmi “Ehi, bel modo di andarsene! Screanzata che non sei altro“. Non me ne sono preoccupata più di tanto: gli ultimi anni sono stati così pieni, a tratti così difficili, che davvero non ho avuto tempo né costanza per farne una tragedia.

Ritornare su queste pagine a distanza di anni, nel 2020, con Instagram e TikTok a dilagare ovunque con chiunque, è una sfida. E’ una sfida per quell* come me che faticano a varcare i confini della parola scritta per addentrarsi nelle immagini e comunicare col mondo mostrando la propria faccia, o facendo sentire la propria voce.

In una realtà in cui la parola scritta non sarà mai cool e attraente quanto le foto di una vacanza in Tailandia fatta grazie all’abilità di prenotare e pagare un biglietto aereo – oooooh! -, continuare a scrivere su Internet può essere assimilato più ad un supplizio che ad un esercizio di stile, o meglio, ad un servizio.

E non comincio nemmeno con la solfa del “nessuno legge più”, o potrei finire col sostenere e fomentare la causa con un pippone infinito quanto deprimente.

Il mio è soprattutto un esercizio di resistenza. Alle mode, all’apparenza a tutti i costi, al pic or never happened. Londra è una città che merita ben più di un blog e di tante parole scritte da una tizia italiana a caso (presente), si merita qualsiasi sforzo artistico volto a cercare anche solo minimamente di descriverne i dettagli, la bellezza, la complessità.

Tutto questo per dire: seppur da casa, lontano dall’azione, la voglia di raccontare questa città non passa. Nemmeno dopo aver toccato con mano la paura di non aver più nulla da scrivere. Per ora, che importa: bisogna andare avanti, o almeno provare, oltre le paure.

This is the magic.

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5 Comments

    1. Miss Fletcher che sorpresa! Grazie per il commento, sono felice di essere di nuovo qui. Anche se mi sono allontanata da blog e wordpress, ho continuato a seguirti da lontano – spero di prendere un po’ della tua costanza 🙂 Saluti da London, a presto!

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