Sarà che nei primi vent’anni di vita, come tutti i giovani curiosi e pieni di energie, ho svolazzato un po’ in tutta Europa alla ricerca di storie, avventure e divertimento da una città all’altra, trascurando spesso e volentieri itinerari più complessi e remoti.
Sarà che mi piace viaggiare spesso, più volte l’anno, e con un lavoro full-time, l’università e mille altri impegni è difficile e complicato, se non proprio impossibile, ritagliarsi quelle utopiche tre, quattro settimane di ferie per lunghi viaggi in Paesi lontani ed esotici. Ogni anno, quindi, finisco sempre con l’organizzare tante fughe di breve durata, massimo dieci giorni filati; una consolazione magrognola che mi fa assaporare il potere di spezzare, di tanto in tanto, la routine londinese.
Sarà che con il passare degli anni, e tanti viaggi alle spalle, la curiosità non si è placata, anzi, la sento inquieta e vorace pervadermi i pensieri ogni giorno, ed è una curiosità avida che non si accontenta più di voli aerei, destinazioni lontane e bandierine da segnare sulla mappa. No. E’ quel tipo di curiosità che mi porta ad ammirare con stupore ogni nuovo pezzo di mondo che si profila ai miei occhi, in ogni momento. La certezza che, per il vero viaggiatore, qualunque angolo di mondo non può essere considerato mai abbastanza lontano né abbastanza vicino, se non nel caso in cui lo si voglia per forza rapportare al proprio luogo di origine.
E ti ritrovi quindi a fantasticare su mete di cui fino a poco tempo fa non ti importava granché, almeno sulla carta. Ma quando entri nel campo d’azione di una città, di una grande ed immensa città, piano piano il campo magnetico del viaggiatore si espande, raggiunge mare, campagne, montagne, contee, paesini immersi nel nulla. La città non ti basta più, quel microcosmo di mondo cristallizzato in più di mille chilometri quadrati non è abbastanza per capire dove sei, chi ti circonda, cosa c’è oltre le mura sicure della città-universo.
L’Inghilterra, dal punto di vista turistico, è uno dei Paesi più sottovalutati con cui abbia mai avuto a che fare. Dire di essere stati in Inghilterra dopo una settimana a Londra è riduttivo, e lo è per ogni singolo Paese con una capitale “importante”. Sì, ok, la bandierina la potete appuntare sulla mappa appesa in bella vista dentro la camera da letto, ma…
Cominciamo.
Un treno ci ospita per quattro ore nel tragitto tra Londra Paddington e Plymouth, briosa cittadina adagiata in posizione felice nell’ultimo tratto di costa del Devon. Dopo, procedendo verso ovest, è Cornovaglia. Ritiriamo la macchina prenotata su Internet qualche giorno prima, familiarizziamo con la temuta guida a destra, e via, direzione estremo Occidente, sempre che esista, grazie.
Percorriamo chilometri e chilometri di strade a doppio senso sulla carta, a senso unico secondo la percezione umana. Raggiungiamo Fowey (prima foto dall’inizio), bellissimo paese dalle case piccole e bianche raccolte intorno alla foce di un fiumiciattolo. Il soffia gentile, il sole c’è e rassicura, adulti e bambini sguazzano in acqua felici, chi con la muta e chi no (brrr).
Terminata la visita a Fowey, prendiamo una strada un po’ più ampia che in un’oretta ci porta dritti in quel di Hayle, sulla costa nord-occidentale della Cornovaglia, a circa 8 chilometri dalla località turistica più conosciuta della regione, St. Ives. Abbiamo prenotato due notti su Air bnb a casa di un certo Barney, simpatico personaggio del posto che ci accoglie sull’uscio di casa con un bel bicchiere di vino e fiumi di parole. La casa è grande, calda, accogliente e… tutta per noi. Alberghi e b&b della zona erano praticamente pieni già tre settimane prima del nostro arrivo, ma questa soluzione (abbastanza cheap: 25 sterline a testa a notte, con colazione full english breakfast, asciugamani e tutti i piccoli comfort del caso) si è rivelata in assoluto la migliore, e molto lo dobbiamo anche al folkloristico proprietario.
Quasi dimenticavo: menzione d’onore alle strade della Cornovaglia e alla guida a destra. Le prime, quasi sempre strettissime per chilometri e chilometri, tant’è che più di una volta sono sobbalzata sul sedile nel veder sbucare all’improvviso da dietro una curva una o più macchine in modalità rally. La seconda not a big deal, all’inizio si va alla ricerca della leva del cambio a destra, ma poi passa. Ricordatevi che la prima marcia, e a seguire le altre, va ingranata verso il lato passeggero, e che i pedali sono disposti in modo identico che nella guida a sinistra. Per tutto il resto è facile, una giornata di guida è sufficiente per farci l’abitudine. Paradossalmente, è quasi più strano sedere dal lato passeggero. Gli autoctoni sono abituati a guidare su queste stradine, per cui andate piano e fregatevene delle code di auto che quasi immancabilmente si formeranno dietro di voi.
La Cornovaglia ci accoglie con un sole entusiasta, e noi non vediamo l’ora di approfittarne per godere al meglio di tutte le meraviglie che questa terra sembra avere in serbo per noi. Partiamo di buona lena verso la penisola Lizard, che ospita l’estremità più meridionale della Gran Bretagna (che poi è sempre un pretesto più o meno accattivante per attirare turisti, o no?). Avendo letto ed ascoltato opinioni entusiastiche ci aspettiamo grandi cose da questo luogo: e infatti non ci delude.
Un idillio di scogliere a picco sul mare, sentieri, panorami mozzafiato, spiagge dorate lambite da un mare pulito e trasparente impossibili però da raggiungere se non via mare, pecore, mucche e…
…notate qualcosa di strano? Aiutino: una macchietta.
Ok, adesso la vedete, no?
Di quale mostro marino stiamo parlando? Abbastanza semplicemente, di una foca: numerose anche da queste parti e affatto difficili da avvistare mentre emergono in superficie per un paio di minuti prima di ricacciarsi in acqua, le foche grigie sono molto comuni nelle acque dell’Atlantico del nord, specie in Gran Bretagna, che ospita la metà della popolazione mondiale di questo esemplare.
Fa caldo e siamo saggiamenti provvisti di costumi da bagno e teli da mare. Quindi?
Quindi troviamo immediatamente rifugio nella spiaggetta che potete intravedere nella foto qui sopra, raggiungibile attraverso un sentiero facile facile. Non contenti di essere finalmente al mare e in costume, ci lanciamo nella più ardita delle imprese: fare il bagno. Considerando che 50 metri più a largo ci sono delle foche, la temperatura dell’acqua è sicuramente pari o inferiore a 15 gradi. Intorno a noi alcuni bambini urlanti con la muta (e ci credo) ed un paio di vecchietti audaci che l’acqua fredda je fà un baffo, mentre noi siamo sul bagnasciuga a fare i cretini tra saltelli, urletti idioti e facce da ritratto della sofferenza. Poi niente, ci tuffiamo. Cazzo che freddo. Non so tra questa ed il Mar Baltico a luglio cosa sia peggio, so solo che quando ci siamo rivestiti e rimessi in marcia sul sentiero ci sentivamo due leoni da combattimento. Con i vecchietti che tra un po’ venivano a stringerci la mano, e già mi immaginavo al cimento invernale in Liguria a gennaio con tanto di intervista al tg regione delle 14. Tzè.
Lasciamo la penisola Lizard a malincuore, certi però di farvi ritorno un giorno per bagni e lunghe passeggiate extra. Ci mettiamo in marcia verso Land’s End, il punto più occidentale della Gran Bretagna (daje). Ci avviciniamo alla città di Penzance, che però preferiamo oltrepassare essendo stata materia di recensioni poco entusiastiche da parte delle mie fidate fonti.
Nonostante l’orrido complesso costituito da albergo con ristoranti e salcazzo, come potete vedere dall’immagine Land’s End è un’altra meta interessante e ricca di splendidi scorci, nonché punto ideale di partenza per lunghe passeggiate verso la costa sud-occidentale (per poi finire in quel della penisola Lizard, visto che ci siamo, ma dovrete camminare un bel po’).
La mattina seguente, forti e gagliardi con la full english breakfast in saccoccia nello stomaco nonostante la sbornia di whisky della sera prima (tutta colpa del buon Barney, che ci ha offerto una quantità mostruosa di colpi con una velocità a cui non siamo riusciti a tenere testa, meno male che qui non sanno niente della proverbiale tircheria genovese…) ce ne andiamo in quel di St.Ives, allegra cittadina che strizza un occhio all’arte e due al turismo. Non è un caso che qui si trovi la Tate St. Ives: purtroppo non siamo riusciti a visitarla per mancanza di tempo, ma la raccomando fortemente a chiunque dovesse soggiornare da queste parti.
Comunque, notato niente? No, è che noi siamo arrivati a St. Ives, ci siamo guardati e ci siam detti: ma il mare? Magie della marea. Il panorama è comunque molto suggestivo, esattamente come le strade del centro e la spiaggia a nord della città, piena zeppa di adulti e bambini intenti nelle più svariate attività all’aria aperta.
E qui apro una parentesi. Trovo davvero ammirevole il come gli abitanti della Cornovaglia, regione dominata tutto l’anno da un clima perlopiù “inglese”, quindi abbastanza grigio e freddo, amino trascorrere le loro giornate al mare. Qui sembrano tutti indaffarati: poco importa che ci sia o non ci sia il sole, questi giocano sulla spiaggia, piantano le tende, passeggiano con i cani, fanno il bagno con la muta, quando possono si danno al kayak, al surf, al windsurf, ma anche alla bici o al trekking. Voi direte: “e grazie, ovvio che se hai sto tempodimmerda tutto l’anno non te ne stai chiuso in casa e cerchi un po’ di adattarti, che se aspetti al sole fai prima a traslocare all’equatore“. Va bene, sono d’accordo, ma insisto col fatto che vedere così tante persone, in ogni angolo della Cornovaglia, animate da questo spirito così positivo, attivo e sportivo mi ha messo di buon umore. Li invidio, ecco. Chiusa parentesi.
Importante: a St. Ives mangiate qualsiasi cosa lontano dal porticciolo, i gabbiani sono particolarmente aggressivi e spaccaballe, ho visto delle scene umani VS gabbiani catalogabili a metà tra il grottesco ed il film dell’orrore.
Sull’autobus che deve portarci al parcheggio dove abbiamo lasciato la macchina un bambino di anni dieci con la faccia da schiaffi e i capelli rossi fluo si scola con nonchalance una lattina enorme di Monster (energy drink) dopo essersi sgollato un sanissimo pacchetto di cioccolata Dairy Milk. Io e il mio compare lo guardiamo increduli con gli occhi sbarrati, aspettandoci di vederlo collassare da un momento all’altro per effetto di un criccone fulminante. Il padre, l’autista dell’autobus, lo redarguisce sena troppa convinzione, ma il ragazzino non smentisce la sua espressione furba e se ne sbatte allegramente. Continuo a guardarlo, come un marziano, sono basita.
Il viaggio continua. Maciniamo chilometri su chilometri, imbocchiamo con masochistico piacere le malefiche stradine-a-doppio-senso-che-in-realtà-sono-a-senso-unico. Di tanto in tanto accostiamo la macchina in qualche spiazzo e ammiriamo il paesaggio circostante. Uno di questi ci ispira particolarmente: vediamo alcuni sentieri inoltrarsi lungo il promontorio, la cosa ci piace e scendiamo dalla macchina. Ci troviamo nel cuore della Godrevy Portreath Heritage Coast. Dieci minuti dopo, ci stiamo calando con delle corde già presenti in loco lungo il pendio del promontorio.
E ci ritroviamo in questa spiaggetta, vuota, desolata, lontana da tutto e da tutti. A parte un tizio in kayak (ecchecazzo pure qua?).
La risalita è più facile della discesa, torniamo in macchina e continuiamo il nostro mini road trip. Ci fermiamo in diverse località lungo la costa nord, tutte bellissime e tutte adagiate nel bel mezzo di scenari naturalistici da urlo.
Arriviamo a Newquay, probabilmente la città più grande e turistica dell’intera regione. L’atmosfera è super rilassata, ci sono tantissimi gggiovani e spiagge strepitose. Peccato per la pioggia incessante che ci accompagnerà per tutta la mattinata di lunedì.
Lungo il nostro peregrinare per la costa Nord troviamo una serie interminabile di spiagge enormi e splendide, quasi sempre racchiuse nel mezzo di promontori verdissimi ed imponenti, come quella raffigurata qui sopra. Metteteci il blu-grigio-azzurro variabile del cielo e le mille sfumature del mare, giusto per farvi una vaga idea. Impossibile da descrivere a parole, e le foto stesse non rendono giustizia ad un simile spettacolo.
L’ultima tappa del viaggio è Tintagel, pittoresco e turistico paesino che ospita i ruderi di quello che – la leggenda narra – sembra essere stato il castello di nascita di Re Artù. Pretesto turistico a parte, protagonista indiscusso del luogo è ovviamente il paesaggio, che meriterebbe ben più della mezz’ora scarsa di passeggiata che siamo riusciti a fare. Poco male: un ottimo motivo per fare ritorno da queste parti.
Purtroppo è già lunedì. Lasciamo la macchina a Plymouth (ricordate la Mayflower ed i padri pellegrini?); il tempo di esplorare a piedi questa città allegra e vivace che dobbiamo recarci in stazione e saltare sull’ultimo treno per Londra.
Conclusioni? Il mondo è grande, talmente grande che alle volte è un vero peccato anche solo pensare di fare ritorno in un luogo, sacrificando così l’opportunità di poter visitare angoli nuovi della Terra. Ma è anche vero che non tutte le mete possono fregiarsi di un carisma e di un fascino tali da attirare nuovamente verso di sé gli occhi, il tempo e l’insaziabile curiosità dei viaggiatori.
Avete capito, no? La Cornovaglia entra di tutto diritto nello striminzito elenco delle destinazioni in cui tornerei immediatamente. Magari a maggio o a giugno, vista l’autunnalità arrogante di questo deludente agosto…
Per domande e informazioni di viaggio sulla Cornovaglia, quindi itinerari, dove dormire, dove andare, quando andare, eccetera, scrivetemi al solito lalaureanda AT gmail DOT com, ed io sarò ben felice di aiutare.
[Banalmente] a Londra è anche su Facebook, Twitter, Instagram e Pinterest!
Ciao, è un po’ da tempo che seguo con grande interesse il tuo blog, amo Londra e da anni medito di trasferirmi lì in maniera stabile…al momento riesco a concedermi brevi soggiorni “solo” due o tre volte l’anno. La Cornovaglia é una meta che da tempo ho nel cuore, insieme alla Bretagna vorrei esplorarla in macchina regalandomi una decina di giorni ma un po’ il clima, un po’ la scelta di viaggi più comodi e rilassanti mi distolgono da questo grande desiderio. In ogni caso é vero quel che scrivi, pretendere di conoscere l’Inghilterra avendo visitato solo Londra é una grande sciocchezza! Grazie al tuo articolo ho ritrovato la voglia di esplorare meglio questa terra che da sempre porto nel cuore… Complimenti, spero che continuerai a condividere con noi le tue esperienze!
A presto
Steph
Ciao Stephanie, grazie per il tuo bel commento. Spero che tu riesca presto ad organizzare il viaggio in Cornovaglia, ti consiglio di visitarla a maggio o a giugno! Anche a me piacerebbe visitare la Bretagna, chissà, magari un viaggetto da quelle parti e qualche giorno a Parigi…In bocca al lupo, spero che riesca a realizzare il tuo sogno londinese! Per qualsiasi domanda…io sono qua!