Oggi festeggio un anno a Londra.
Dodici mesi sembrano tanti, ma non lo sono affatto, specialmente quando:
Ti rendi conto di non avere avuto il tempo (o la voglia, raramente, leggasi pigrizia) di visitare i mille posti che questa città ha il merito di offrire;
Vorresti cambiare casa, ma il solo pensiero delle modalità di trasloco ti fa quasi andare bene il tabellone dei turni delle pulizie costantemente ignorato dai tuoi coinquilini;
Ti sembra che i soldi messi da parte dopo un anno di lavoro siano un po’ pochini (anche se ne hai spesi, e tanti, in beni e servizi di tuo gradimento, vedi cibo e viaggi);
Rimpiangi di non avere scritto un po’ di più sul blog;
Realizzi di non aver fatto poi così tante amicizie, anche se a fare il confronto con altre persone non ti puoi lamentare;
In diversi momenti di auto-critica, capisci che il tuo inglese è buono, ma non ancora perfetto come vorresti (su questo sono pignola, lo ammetto);
Non hai letto tutti libri che avresti voluto, anche quelli dell’università, perché nel mezzo del cammin della tua vita il malefico Candy Crush deve essersi magicamente auto installato sul tuo telefono, o così ti piace credere, dopo mesi trascorsi a sbeffeggiare i drogati di caramelline esplosive, figure (anche) incravattate e onnipresenti sui mezzi pubblici londinesi;
Ti sei beccata non uno, non due, ma tre (cancellato all’ultimo, grazie al cielo) scioperi, ché ti chiedi se stessero aspettando la definitiva dipartita della Thatcher per permettersi di farlo;
Non hai ancora provato il porridge… ma pare che non mi stia perdendo nulla.
Ma, on the other side, dodici mesi sono abbastanza per:
Cambiare tre lavori (in meglio, direi);
Capire tutto quello che le persone ti dicono, alla prima (sì, anche gli indiani e gli scozzesi);
Sentirti una milanese in Liguria quando vai a Brighton, nelle poche e sporadiche giornate di sole;
Lamentarti quando i mezzi accumulano un ritardo di 3 minuti. 5, poi, sono a dir poco insopportabili;
Avere coscienza dei propri diritti e delle infinite opportunità che, come cittadino che-lavora-e-paga-le-tasse, si hanno a disposizione;
Iniziare ad orientarsi in città senza bisogno di mappe e app;
Capire qualcosa del sistema fiscale inglese;
Sentirsi ancora una viaggiatrice di passaggio, in perenne mood di camminata col naso all’insù.
Un anno dopo il fatidico cambiamento, la mia luna di miele con Londra non può ancora dirsi al capolinea.
Tutt’altro, direi.
Sarà che mi piace, seppur nel mio prezioso anonimato, sentirmi al centro del mondo. Sarà che vivere qui, nonostante i tanti difetti di questa piccola-grande enclave globale, è uno stimolo senza freni, faticoso com’è stare dietro a tutti i cambiamenti, tutti gli eventi, tutte le cose che vorresti fare ed esplorare che no, è veramente impossibile poter dire di conoscere a fondo questa città.
Non sentirsi mai arrivati, mai sazi abbastanza.
Sarà che, per questo motivo, a Londra è come essere sempre in viaggio, tra una parentesi di routine lunedì-venerdì 9-18 e l’altra, commuting escluso.
Sarà per tutti questi motivi messi insieme che, tolti alcuni difetti, il bilancio di questo primo anno londinese, per me, è più che positivo. Al pari di un Capodanno improvvisato, il mio proposito principale è quello di scrivere di più e più spesso su Londra, raccontare le sue strade, i suoi abitanti, sì, ma anche tutti quegli aspetti più tecnici di cui tanto mi scrivete per ottenere informazioni e tricks.
Buon primo anno di Londra a me, che stasera festeggerò con cena libanese e bottiglia di vino custodita per le grandi occasioni.
Ma un augurio lo riservo anche a voi, cari lettori: che siate già qui da anni o mesi, o che stiate pianificando la partenza, non importa, vi auguro di amare questa città al di là delle difficoltà che può comportare, e che spesso sono risolvibili con un po’ di pazienza e di denti stretti; vi auguro di trovare la vostra strada, senza però sentirvi mai arrivati, come già detto sopra; vi auguro (o vi consiglio? :)di essere autocritici e costruttivi, di individuare le vostre lacune e colmarle, e andare avanti così, perché solo lavorando e studiando minuziosamente si ottengono risultati, soprattutto a Londra; vi auguro, infine, di non accontentarvi, e qualunque sia il vostro sentimento verso Londra o verso l’Italia, di scegliere un posto che vi faccia sentire felici, a seconda delle vostre priorità e dei vostri valori.
E infine, ma questo è solo lo stupido consiglio di una noiosa emigrante come tante: via le lamentele, e spazio alla buona volontà.
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