Prima o poi l’argomento doveva saltare fuori, e allora eccoci qua a pelare questa brutta gatta: l’inglese. La lingua, questa sconosciuta.
Strapazzata nelle scuole italiane, tra piani di studio poco credibili ed insegnanti dal maccheronico accento, ignorata dalla scena culturale del Belpaese, al punto che l’Italia è ancora uno dei pochi Paesi in Europa a trasmettere tutti i film meticolosamente doppiati, con buona pace dell’umorismo originale, che a fare il confronto ti viene da piangere.
Il fatto che desta più preoccupazione è che sono ancora numerosi i giovani in possesso di istruzione secondaria superiore o laurea a non essere in grado di sostenere una conversazione in lingua inglese, proprio in un periodo storico in cui la sua conoscenza è data ormai per scontata, al punto che il possesso di buone skills linguistiche di un altro idioma, almeno europeo (che non sia la propria lingua madre) è requisito preferenziale per entrare nel mondo del lavoro e fare carriera.
Per farvi almeno un’idea minima di come siamo messi in Italia con lo studio dell’albionica lingua, date un’occhiata a questa classifica: Indice di conoscenza della lingua inglese (EF EPI).
Sono tante le persone che mi scrivono o che chiedono informazioni nei forum o nei siti web dedicati a Londra, persone interessate a sapere quale deve essere il livello minimo di conoscenza della lingua per accedere ai corsi universitari in Inghilterra o per lavorare a Londra e in qualsiasi altra città del Regno Unito.
Il primo consiglio che mi sento di dare è quello di non venire qua con una conoscenza scarsa, se non inesistente, dell’inglese. E’ scritto dappertutto, ve lo diranno in ogni salsa: quando arrivate nel Regno Unito dovete sapere la lingua almeno a livello intermedio, sapervi esprimere ed essere in grado di sostenere un colloquio di lavoro.
Non nascondo che, quando sono arrivata a Londra, dieci mesi fa, pur potendo vantare un livello avanzato (C1 secondo il Quadro Comune Europeo di Riferimento per la Conoscenza delle Lingue – QCER) le difficoltà iniziali non sono mancate, non tanto in ambito universitario (l’inglese accademico dei professori è più asciutto, pulito e “classico” di quello che si sente parlare per la strada) quanto appunto nei più disparati contesti quotidiani e lavorativi. Arrivare dall’Italia, dove tutti decantavano la mia parlantina, ehm, anglosassone (e ti credo, facile accettare i complimenti di chi non la parla!) a Londra, dove un native speaker alla prima parola mi sgama subito la provenienza estera, è un po’ uno shock. Ma si supera: nel giro di 2-3 mesi, chi arriva in UK con un buon livello di inglese non può che migliorare, sia a livello di comprensione che di parlato (certo che, se vi circondate di italiani o di stranieri con cui parlare il classico inglese da Erasmus*, allora non vi lamentate!).
Anche se decidete di partire per Londra con l’idea di mantenervi lavorando come traslocatori rivolgendo la parola ai colleghi solo per fare gare di rutti o bere una birra dopo il lavoro, niente, sorry, ve lo potete scordare: nel 2014, a Londra, anche il più scalcinato degli emigranti deve sapere l’inglese abbastanza da capire ogni singola norma di sicurezza con cui verrà indottrinato fino alla nausea dal datore di lavoro, essendo nel pieno interesse di entrambi garantire un ambiente professionale sicuro e a prova di incidente. Sì, anche per lavare i piatti.
OK, c’è l’amico dell’amico del cugino della cugina di secondo grado che ha trovato lavoro in un bar dove fa dei cocktails favolosi senza parlare una parola d’inglese: si chiama botta di culo, e capiterà ad 1 persona su 1.000 che decide di trasferirsi a Londra.
Quindi, invece di fare affidamento sulla propria fortuna, presunta o sperata, perché non organizzarsi con qualche mesetto di anticipo, studiare in Italia e poi fare le valigie con un minimo di sicurezza in più nelle proprie skills linguistiche?
Detto questo, a brevissimo un post pieno di hints su come studiare l’inglese gratis, o quasi, a Londra, ma anche in Italia. Tanto per non partire impreparati.
*inglese da Erasmus: accurata selezione di vocaboli e locuzioni pronti all’uso al di fuori della quale è facile risultare incomprensibili ai propri interlocutori
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