Trasloco numero 13: la cronaca

Sveglia ore 6.00. Bestemmie per non essere stata in grado di reggere l’intera nottata senza chiudere gli occhi.
6.05. Pc acceso, ulteriori bestemmie per non essere stata in grado di terminare una consegna il mattino stesso prima alle ore 2.00.
7.30. Consegna effettuata. Colazione veloce, bucato e lettura/scrittura e-mail e varie con fetta di pane tostato in bocca.
8.00. Gatte affamate che miagolano arroganti, consegna crocchette. Momentaneo spaesamento. Correzione di un comunicato.
8.30. Riordino materiale volto alla scrittura di articoli, veloce rassegna stampa, post a caso con immagine divertente su Facebook.
9.00. Controllo selvaggio di offerte di lavoro per le freelance sfigate come me e riordino CV da inviare ad azienda londinese. Check.
10.00. Momento di panico.
10.05. Altro bucato a caso, stesura dello stesso sotto i raggi cocenti di un generoso sole e pianificazioni di trasloco e valigie.
10.30. Uscita repentina, direzione via Balbi e zone adiacenti. Anziani vittime di sorpassi al galoppo: una buona dozzina.
10.45. Arrivo in tempi record in via Bensa dopo aver effettuato l’acquisto di una poco entusiasmante marca da bollo da 14.62.
11.15. Questioni universitarie concluse. Ora tocca disdire l’abbonamento del telefono e non pensare ai soldi spesi.
11.20. Ma prima fai un salto all’Internet Point dove il tipo ha problemi a capire il tuo cognome e fai due belle scansioni.
11.40. Congratulazioni, hai appena cambiato l’ennesimo gestore telefonico. Un giro dai cinesi e poi via, sull’autobus.


12.00. Il dannato 54 ovviamente non passa. Te la fai a piedi trasudando olezzi e mancato entusiasmo.
12.05. Acquisto spazzolino da denti nuovo e cibarie al Carrefour. Scambio di battute a caso con gente a caso.
12.10. Il Carrefour non ha scatoloni grandi per contenere gli oggetti da spedire. Li maledici, ma tanto è l’ultima volta che ci vai.
12.15. Casa. Lavi a mano mutande e roba delicata, apri una birra fredda e cerchi di non pensare a quello che devi ancora fare.
12.20. Computer, inizi un lavoro che ti fa schifo e fissi un colloquio telefonico su Skype per l’ennesimo telelavoro da web writer.
13.30. Voglia di lavorare saltami addosso, ma non c’è tempo per pranzare. Meglio scrivere sul blog.
14.00. Telefona amica S., c’è da scrivere una filastrocca scema causa laurea imminente (ore 17) di amica T. Scrivi la filastrocca, mandala per sms.
14.15. Argh.
14.30. Si lavora, si lavora.
15.00. Telefonate varie con fiancé per organizzare trasloco, scatolone trovate, esultanze, complimenti, si torna al lavoro.
15.30. AAAAAAAAAAAHHHHH!
16.00. Consegna finita, lavaggio repentino di capigliatura, carezza alle gatte, comunicazione da parte di amica S. che amica T. è entrata prima del previsto dentro l’aula per la discussione della tesi. Replichi con versi onomatopeici farfugliando su turbanti in testa e varie.
16.05. Fame orba.
16.10. Facebook, Linkedin, Pinterest e varie, ma chi me lo fa fare.
16.15. Non trovo gli auricolari del cellulare, terzo giro di bestemmie.
16.20. Telefonata di lavoro via Skype.

[edit: 11 maggio 2013]

16.25. Resti impalata come un verme a constatare che no, Skype sul tuo cellulare non funziona.
16.30. Scambio di email con il committente.
16.35. Mogia constatazione dell’impossibilità di comunicare via Skype.
16.40. Vaghi spaesata per la casa perché pensi di non avere più nulla da fare. Sciocca.
16.45. Asciughi i capelli, ti vesti e ti appresti ad uscire di casa per festeggiare la laurea di amica T.
17.00. Esci di casa.
17.20. Incontro in piazza della Nunziata con amici e festeggiata.
17.25. Sfoggi orgogliosa la tua giacca da tailleur viola-fucsia da bohémienne farlocca.
17.30. Arrivo in piazza Lavagna. Spumante.
17.35. Spumante.
17.45. Spumante e cibo, finalmente.
18.00. Spumante.
18.15. Spumante.
18.30. Spumante.
18.45. Vino.
19.00. Vino.
19.15. Vino.
19.30. Vino. Saluti un’amica.
19.45. Vino.
20.00. Vino.
20.15. Vino.
20.30. Vino.
21.00. Screwdriver.
21.30. Public Relations, varie ed eventuali.
22.00. Inizi a preoccuparti perché ti balza alla mente un piccolo dettaglio: un fottuto trasloco da completare.
22.30. Torni a casa in macchina con P.
22.50. Prima constatazione sul panorama che si presenta dinanzi ai nostri occhi: “Ah beh, ok, facile“.
23.00. Svuoti l’armadio e sbatti tutto sul letto.
23.30. Inizi a preparare uno scatolone da 25 kg da spedire.
23.50. Impanicamento: nello scatolone non ci sta tutto quello che vorresti schiaffarci.
00.00. Maledici il mondo, gli scatoloni, le Poste Italiane – anche se non gli affideresti nemmeno una letterina scritta a mano da spedire a Babbo Natale – e pure Trenitalia, che non fa mai male.
00.30. Prepari i sacchettoni sottovuoto in cui infilare vestiti e piumone. Ma non hai un aspirapolvere funzionante in casa.
00.35. Maledici l’aspirapolvere che ha deciso di rompersi giusto due settimane prima della partenza.
00.40. Maledici te stessa per non aver richiesto un aspirapolvere ai vicini di casa.
00.45. Maledici i vicini di casa perché – anche se non gliel’hai chiesto – sei sicura del fatto che non ti avrebbero comunque prestato l’aspirapolvere perché i genovesi sono stronzi e taccagni e magari ti avrebbero chiesto i soldi del sacchetto.
00.50. Realizzi che non riuscirai MAI a mettere tutto dentro due valigie, una borsa e uno scatolone da 25 kg perché la camera non fa altro che sputare fuori oggetti dal suo profondissimo ventre.
01.00. Stai per avere un esaurimento nervoso.
01.10. P. parte alla volta di casa sua per reperire un aspirapolvere mentre tu rimani impalata ai bordi del letto piagnucolando “Non ce la farò mai non ce la farò mai sono fottuta” con la testa tra le mani.
01.30. [estemporanea] P. si aggira per Castelletto con un aspirapolvere sotto il braccio e un cartone gigante fregato ad un Carrefour del quartiere.
01.40. Ti torna la voglia di fumare.
01.50. Vorresti dormire.
02.00. P. arriva con aspirapolvere e cartone.
02.00. Adesso la vita sembra avere un senso.
02.10. P. schiaccia vestiti dentro i sacchettoni e succhia aria con l’aspirapolvere infernale.
02.15. Lo guardi incantata mentre tenta eroicamente di fare le valigie al tuo posto.
02.30. L’aspirapolvere produce un rumore infernale. Dentro te stessa scommetti sull’arrivo delle forze dell’ordine nel giro di pochi minuti.
03.00.Voglio morire“.
03.30. I vestiti sono stati risucchiati dentro ai sacchetti. Mancano solo gli scatoloni.
03.40. Trolley grande chiuso.
03.45. È quasi tutto finito.
04.00. Ti accasci sul letto senza dignità, esalando l’ultimo respiro per invocare un morbido plaid in cui avvolgere le stanche membra.
08.00. Ti svegli dopo aver fatto incubi orrendi sul trasloco.
08.15. Decidi di prendertela con calma. Dopotutto, il grosso è già stato fatto.
08.30. Capisci di aver detto un’emerita cazzata.
08.45. Stacchi il computer e provi ad infilare scatoletta Asus, monitor, mouse e tastiera dentro al trolley piccolo.
09.00. Rinunci a malincuore a portare con te, sull’aereo, i Rollerblades infilati dentro la borsa da passeggio.
09.30. Si rompe la cerniera del trolley piccolo. Bestemmie.
09.45. Apri la scarpiera e saltano fuori altre due paia di scarpe. Indovina? Bestemmie.
10.00. Riesci a chiudere il trolley piccolo. Vittoria.
10.05. Arriva P. Vengono infilati gli ultimi oggetti dentro gli scatoloni.
10.30. Sigillamento scatoloni.
10.45. Si inizia a portare giù gli scatoloni.
10.50. Sosta di fronte alle Poste del Lagaccio, occhiata alla coda infinita di persone e assaggino della litigata quotidiana sportellista versus pensionata agguerrita.
11.00. Decisione: portare i pacchi al DHL più vicino.
11.05. Sosta davanti alla stazione Principe a salutare amica E. Esternazione di grande rammarico per l’impossibilità di consumare i due prosecchi promessi all’amica E. dal chiosco di Principe prima della partenza. La causa: mancanza di tempo.
11.30. Arrivo al DHL zona via XX, firma fogli, compiacimento generale sulla facilità dell’espletamento pratiche e dei bassi prezzi applicati per la spedizione. Inno intonato per l’occasione: “Poste Italiane SUCATE“.
11.45. Partenza direzione casa.
11.55. Casa. Smonti la scrivania e la abbandoni – nonostante il divieto – tra i cassonetti condominiali.
12.20. Radiazione veloce degli ultimi topi morti che scorazzano indifferenti per la stanza, pulizia scaffali.
12.35. Doccia gelata.
12.40. Vestita. Occhiata generale alla stanza o a quel che ne rimane, sguardo lacrimoso al mare, carezze alle gatte.
12.45. Direzione aeroporto.
13.15. Espletamento check-in e saluti vari.
14.00. P. supera baldanzoso il controllo passaporti che andrebbe affrontato prima di giungere al gate. Pacca sulla fronte (tua).
14.10. Attesa al gate, commenti divertiti e stanchi su alcuni personaggi buffi presenti e scommesse sui probabili avventori di business class.
15.00. Finalmente l’imbarco.
15.05. Indifferenza da parte dello staff BA verso la mole esagerata dei bagagli da cabina che hai appresso. Vittoria.
15.15. A bordo dell’aereo British Airways Genova-Londra. Accanto a te siede tizia inquietante.
15.45. Tizia inquietante inizia a cambiare freneticamente di posto. P. mostra segni di profondo disagio.
16.00. Tizia inquietante litiga con Tizia acidosa.
16.15. Cibo. Si ritorna al colorito terrestre, i neuroni danno segni di voler collaborare.
16.20. Tizia inquietante cede il suo Roll vegetariano che noi accettiamo e divoriamo senza tanti complimenti.
16.30. Tizia inquietante ride sguaiatamente da sola e scoppia a ridere in faccia ad una hostess.
16.31. Fioccano le ipotesi su tizia inquietante. La top three include: LSD, antidepressivi, barbiturici.
16.45. Tizia inquietante preoccupa.
17.10. Atterraggio, siamo a Londra. Lancette indietro, grazie.
16.15. Recupero bagagli, shuttle futuristico per raggiungere stazione dei treni.
16.40.Non ce la faremo mai non ce la faremo mai“.
17.00. Treno direzione London Bridge. Puzzolenti ma soddisfatti.
17.30. Underground London Bridge. Acquisto Oyster Card e abbonamento settimanale.
17.35. P. visibilmente sconvolto dalla valanga umana in piena rush hour londinese.
17.40. Linea nera, fermata Bank.
17.45. Bank. Rimaniamo appostati per diverso tempo sulla banchina, seduti sui nostri trolley, in attesa di un treno Central Line per Bethnal Green con abbastanza spazio per farci stare noi e le valigie.
18.00. Dopo un momento di grande pessimismo cosmico, arriva il treno adatto ad ospitare le nostre ingombranti figure.
18.15. Arrivati a Bethnal Green. Pronti per l’ultimo, estenuante tragitto a piedi.
18.25. Casa. Convenevoli con il padrone, scopriamo gli ultimi segreti della casa prima di salutarlo e ritirarci nella nostra camera.
18.30. Spacchettamenti.
20.00. Doccia prima di andare da amica E. a prendere un borsone precedentemente abbandonato a casa sua.
20.05. Restiamo chiusi fuori dalla nostra camera abbigliati di solo accappatoio (giallo). La stanza si può aprire da fuori solo con la chiave. Sempre.
20.06. Grande momento di sconforto.
20.06. Chiediamo aiuto a coinquilina lettone appena conosciuta la quale, con grande calma, ci dice di non preoccuparci e di farci tranquillamente la nostra doccia.
20.30. Arriva il padrone di casa, ci apre la porta della nostra stanza.
21.00. Preparati, via, uscita.
21.30. Arrivo a Stratford.
22.45. Arrivi di fronte a quella che sembra essere la casa della tua amica ma non ne sei poi così sicura. Telefoni e tablet ko, guarda caso. Bussi con la forza di una psicopatica a due case sbagliate, “rassicuri” con un sorriso nevrastenico le espressioni terrorizzate degli inquilini delle suddette. La terza porta, quella, è della tua amica.
23.00. Chiacchiere, risate sulle nostre disavventure e bottiglia di Nebbiolo.
23.30. Ci incamminiamo nuovamente verso casa con stampante avvolta in un plaid, borsa di plastica con elettronica varia e altro borsone pieno di vestiti invernali.
00.00. A casa, stremati.

Questo è quanto.

 

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